Novembre 24, 2023

25 novembre 2023. Un commento alle misure vigenti a tutela delle donne vittime di violenza.

È purtroppo ormai evidente come la violenza sulle donne abbia assunto i contorni di una vera emergenza sociale (si veda, ad esempio, il report ISTAT), per contrastare la quale tutti gli appartenenti alla nostra comunità, singoli cittadini, Enti e Istituzioni, sono chiamati a fornire il proprio contributo. 

Una emergenza di tale portata si affronta non solo con interventi di legge e politiche di genere, ma anche attraverso la cultura e la formazione, il dialogo, e persino con piccoli gesti quotidiani. 

Le sole misure legislative fin qui adottate dal Parlamento, infatti, non hanno sortito gli effetti sperati, ma certamente rappresentano un contributo che, insieme agli altri che da più parti devono essere costruiti e posti in essere, possono concorrere all’obiettivo finale: il rispetto e la libertà di genere. 

Le sole due misure introdotte fino ad ora dalla legge a tale scopo, il Reddito di libertà e il Congedo indennizzato per donne vittime di violenza, sono previste in favore di donne vittime di violenza già inserite in percorsi di protezione e quindi già seguite dai centri antiviolenza.  

In particolare, il Reddito di libertà è un contributo economico, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili, concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi, mentre il congedo indennizzato consente alle lavoratrici, di assentarsi dal lavoro, per un periodo massimo di 90 giorni nell’arco temporale di tre anni, per svolgere percorsi di protezione. 

Si è detto di come le misure sopra citate siano dirette a favore di donne già inserite in percorsi di protezione. Ma la cronaca ci insegna che il dramma e la violenza affiorano ben prima. E che a volte durano anni prima che la vittima trovi il coraggio di denunciare.  

Ecco perché le sole misure di legge, da sole, non bastano. Serve davvero il contributo di tutti, a partire dai piccoli gesti quotidiani. 

Condividiamo, sul tema, il contributo realizzato da HOMUS e la psicologa Chiara Volpicelli, sperando che il 25 novembre non sia solo una ricorrenza istituzionalizzata ma un momento di reale confronto e movimento verso l’elaborazione di radicali soluzioni per le quali, auspichiamo che le istituzioni possano intervenire educandoci al concetto, più ampio, di rispetto dell’essere umano.