Di Antonio Licchetta – Responsabile Area normativa Patronato Epasa-Itaco
Se la Legge di Bilancio rappresenta il più importante documento economico-politico identitario del relativo Governo in carica, il DEF ne fornisce apprezzabili anteprime. Questi due atti formali suggeriscono, inoltre, quali urgenze e priorità il Governo intende affrontare nell’anno di riferimento, con la conseguente indicazione di risorse economiche da (e da dove) reperire, per spese prioritarie da sostenere.
In quest’ottica, gli interventi affidati ai disegni di legge allegati al DEF e collegati alla manovra di finanza pubblica, sono indicativi rispetto alle vere priorità e urgenze del Governo in carica. In altri termini, “i collegati” contengono interventi certamente rilevanti nell’agenda di Governo, ma meno urgenti di altri, specie se non ancora formalmente presentati in uno dei rami del Parlamento. Questi ultimi rispondono spesso anche alle promesse distribuite ai cittadini in campagna elettorale, delle quali bisogna pur dare conto all’elettorato di riferimento.
In allegato al DEF 2023 il Governo ha dichiarato collegati alla decisione di bilancio 21 disegni di legge complessivi, 3 dei quali già presentati in Parlamento e 18 non ancora presentati.
I 3 “collegati” già presentati alla Camera o al Senato contengono una “Delega al Governo per la riforma fiscale”, una “Delega per incentivi alle imprese” e “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata”. Temi, questi, su cui è già avviato ed è in corso un interessante dibattito politico e tecnico tra gli addetti ai lavori, facilitato dai testi di legge dai quali è possibile trarre spunto e indicazioni.
Non altrettanto può dirsi sugli altri 18 temi collegati alla decisione di bilancio, perché i rispettivi disegni di legge non sono stati ancora presentati in Parlamento, e perciò non si dispone, ad oggi, di un testo dal quale è possibile intravedere l’architettura generale del futuro intervento. Eppure si tratta di temi e materie di una certa rilevanza, come ad esempio, per le politiche sociali:
- “Interventi in materia di disciplina pensionistica”;
- “Codice in materia di disabilità”;
- “Semplificazioni in materia scolastica”.
Alcuni dei temi di cui sopra, in verità, sono già stati oggetto di interventi di una certa rilevanza da parte del Governo, mentre altri, come le pensioni, sono oggetto di appositi tavoli tecnici, aperti presso il Ministero del Lavoro e saltuariamente convocati.
In ordine ai primi, e cioè ai temi già oggetto di interventi, il riferimento è alle “Misure a sostegno delle politiche per il lavoro” e agli “Interventi a favore delle politiche di contrasto alla povertà”, per i quali il recente Decreto-Legge n. 48/2023 (“Decreto Lavoro”) è intervenuto con una serie di misure tanto a sostegno delle politiche per il lavoro quanto, appunto, di contrasto alla povertà.
Sul contrasto alla povertà, in particolare, il “Decreto Lavoro” è intervenuto con l’introduzione, dal 1° settembre 2023, della nuova misura denominata “Supporto per la formazione e il lavoro”, che dal 1° gennaio sarà affiancata dall’ “Assegno di inclusione” quale misura nazionale, quest’ultima, di “contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro”. Quale la differenza tra le due?
In estrema sintesi si può affermare che la prima (il Supporto per la formazione e il lavoro) è esclusivamente una misura di attivazione al lavoro e di politiche attive, mentre la seconda (Assegno di inclusione) continua a tentare, come il Reddito di cittadinanza, di tenere insieme in un unico istituto politiche attive e lotta alla povertà.
Diversi sono anche destinatari, importo e durata: il Supporto è diretto ai c.d. “occupabili”, da intendersi per tali i soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni, ha durata massima complessiva di 12 mensilità e importo mensile di 350 euro; l’Assegno di inclusione, invece, spetta ai nuclei familiari all’interno dei quali vi sia almeno, alternativamente, un minore di 18 anni, un componente con almeno 60 anni di età, oppure un disabile. Inoltre, salvo leggere differenze, importo e durata dell’Assegno ricalcano quanto già previsto per il Reddito di cittadinanza.
L’altro disegno di legge di una certa rilevanza, collegato alla manovra e non ancora presentato in Parlamento, è il previsto “Codice in materia di disabilità”. Dal termine utilizzato dall’estensore verrebbe da pensare che si tratti di una sorta di raccolta delle diverse leggi in vigore in materia di disabilità. Se così fosse, l’intento sarebbe certamente meritorio, soprattutto alla luce della stratificazione normativa di cui soffre la materia e delle diverse misure, anche regionali o comunali, attualmente in vigore nell’ordinamento.
Di contro però, una siffatta ipotesi crea non poche perplessità laddove si consideri che è in atto un importante percorso di produzione normativa su tali tematiche, che renderebbero la previsione di un “codice delle leggi” sulla disabilità quanto meno prematuro. Il riferimento è, ad esempio, al Disegno di legge recante “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” (AS 977), che pure contiene diverse e importanti misure innovative sulla disabilità o, ancora, all’enorme attività prevista dalla Missione 6 del PNRR sulla salute. Insomma, “Codice in materia di disabilità” e percorsi normativi attualmente in essere si pongono, a parere di chi scrive, in preoccupante contrasto tra loro.
Tornando al Disegno di legge collegato, ma non ancora presentato in Parlamento, sulla disciplina pensionistica, l’unica vera novità, al momento in cui si scrive, è data dalla istituzione dell’Osservatorio per il monitoraggio e la valutazione dell’impatto della spesa previdenziale, avvenuta con Decreto n. 41/2023 del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
L’Osservatorio, composto da un massimo di 15 componenti, avrà durata di 3 anni e lo scopo di produrre approfondite analisi sulla spesa previdenziale e fornire “dossier di approfondimento anche in vista dei tavoli tecnici fra il Ministro e le organizzazioni sindacali e datoriali”, di cui si è fatto cenno in apertura di questo scritto e nei quali è ovviamente presente anche la CNA.
Questi i temi principali, in materia di politiche sociali e welfare, affidati dal Governo a diversi disegni di legge collegati alla decisione di bilancio.
Resta da capire in che modo si intenda procedere per contrastare quella che davvero rappresenta, a tutti gli effetti, la vera emergenza del Paese, ovvero quella demografica. Il tasso pericolosamente basso di natalità impone riflessioni che vadano oltre l’Assegno Unico Universale e che inizino a considerare anche altre possibili soluzioni, come quelle legate, ad esempio e con un approccio oggettivo, alle politiche migratorie.
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